VERSO ITACA (MADRID)
Insomma all’atto pratico siamo ancora in viaggio. La destinazione al momento, non dico sia ignota, anzi, ma vuoi per scaramanzia; vuoi per realistico cinismo vetero-interista, e’ meglio soggiacere.
Dunque?
Su di una scala di valori Alpinistici, si può affermare senza ombra di smentita alcuna ( vero gufi cugini e gobbi affini) che il primo vero passaggio è compiuto.
Se fossimo sull’Everest l’Hillary Step sarebbe, più o meno, alle nostre spalle.
La cima è li, a portata di picozza.
Il vero, drammatico, problema è che il monte Everest, nonostante sia la vetta più alta del mondo, non e’ la piu’ difficile.
Cosa rimane: ovvio il K2.
Andando per metafore, questa cazzo di vetta, che impone passaggi di estrema e decisiva pericolosità la si puo’ accostare, tranquillamente, al famelico e debilitante (per psiche e coronarie nostre) Camp Nou di Barcellona.
Ecco la vera Cima. Il reale ostacolo prima, e la vera e inequivocabile fatica, poi.
Il K2 come la Cima Coppi. Il Camp Nou, come le Mur de Granmont e i settori di paveè alla Paris-Roubaix.
Una salita sfibrante. Un’ascesa, lunga, infinita….interminabile.
In debito d’ossigeno. Il cuore che pompa all’impazzata.
La gamba che cede, la testa che gioca in direzione “ostinata e contraria”.
Ma, si è li. Si è in cresta. Da entrambo i lati orridi e placche traditrici.
Il vento che soffia raffiche tentatrici e sembra portare voci (come le Sirene d’Ulisse) che invitano alla resa.
Fermati!!! Fermati!!!! Fermati!!!
Guardi avanti. Un passo ancora. Fatica. Voglia di mollare. Un altro passo, e uno ancora…Tutto rallenta.
Tutto sembra svanire.
Sollevi gli occhi, lo sguardo si posa, placido, su nevi, ETERNE.
Eccola, è a portata di mano…la metà e’ vicina
Un’altra dimensione, da quassù…..
ITACA……